In questo post voglio raccontarti come mi è venuta l’idea del blog. La settimana scorsa, esasperata dalle continue puntate dei Paw patrol, sparate a tutto volume in salotto, ho deciso di introdurre mio figlio Gioggiò ai capolavori del neorealismo. Cinque anni non sono pochi per vedere ladri di biciclette. Per prima cosa, capito l’andazzo della storia, Gioggiò mi chiede: “Mamma, ma alla fine troveranno la bicicletta? La trovano per forza, perché tutti i film finiscono bene!” Per fortuna Gioggiò si è addormentato a metà del film. E io ho pensato, quale modo migliore per riassumere l’essenza del neorealismo? La risposta alla domanda di Gioggiò. No, non sempre una storia finisce bene.

Nessuna rivista di critica cinematografica avrebbe raccolto l’intima semplicità della mia conversazione con Gioggiò. Non mi si sarebbe filato nessuno. Se volevo esprimere l’essenza del neorealismo, non avevo scelta. Dovevo scriverlo in un blog. Il mio blog.

Ladri di biciclette, 1948. Alla regia Vittorio de Sica. Scritto con Cesare Zavattini.

Mentre percorrevo la strada per tornare a casa dal lavoro pensavo due cose. Uno. Grazie a Dio Gioggiò non ha visto la fine del film e non ho dovuto dargli il dolore di una storia senza lieto fine. Due. Fino a oggi non avevo capito il titolo del film.

Messaggio universale di un capolavoro assoluto: la miseria porta miseria. La disperazione spinge a gesti disperati. Il gesto disperato è frutto della miseria, e questo vale non solo per l’eroe-protagonista, ma anche per l’anti-eroe antagonista, il ladro originario, ancor più povero della vittima del furto. I ladri di biciclette sono due: il ragazzo dei bassifondi che ha rubato la bici ad Antonio, il protagonista. E Antonio che, esasperato dalla prospettiva di non poter recuperare il lavoro, è costretto a sua volta al furto di una bicicletta.

Riconosciuto come uno dei più bei film della storia del cinema mondiale, film senza difetti secondo Woody Allen, e ragazzi Woody Allen mi sembra uno che non ha problemi a trovare i difetti degli altri, vale la pena metterlo in cima alla lista dei grandi classici da rivedere.

A proposito, lo sapevate che alla CINETECA DI BOLOGNA la retrospettiva su Vittorio De Sica “Tutti De Sica” è stata prorogata al 9 febbraio 2025? Io ci sono stata e…wow, non male. C’è pure la bicicletta. Vai al sito

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Una risposta a “Ladri di biciclette. Figli, neorealismo e lieto fine”

  1. Avatar Luca
    Luca

    La mostra a Bologna vale veramente la pena. Fa comprendere la grandezza come regista di de sica.
    Ladri di biciclette è un capolavoro da vedere, anche solo per confrontare la Roma del 1950 con l’attuale; vedi ad esempio la scena finale al quartiere Flaminio di fronte allo Stadio Nazionale “Torino’ che oggi non esiste più.

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